Cambio di stagione: perché si ha più fame?
La temperatura esterna scende e la fame sale: è solo una sensazione o è la realtà? Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Marika Dantes, biologa nutrizionista dell’Istituto Galeno di Brindisi: pubblichiamo qui un suo contributo.
Il cambio di stagione può creare diversi problemi nella fisiologia del nostro organismo; problemi spesso associati a squilibri ormonali, con effetti a livello neuronale, che determinano stanchezza, insonnia, mancanza di concentrazione, ma soprattutto fame nervosa: un aumento della fame senza che ci sia un reale bisogno fisiologico. È il cosiddetto “eating emozionale” per vincere l’ansia e la depressione durante le buie giornate invernali.
Anche la pandemia in corso si riflette su questo quadro: il trascorrere più tempo a casa, spesso rinunciando allo sport, influenza le abitudini alimentari e la forma fisica di ogni individuo.
Un recente studio, pubblicato sulla rivista European Journal of Clinical Nutrition, ha dimostrato che, generalmente, dal mese di ottobre in poi si avverte più appetito: si è osservato per un anno il comportamento a tavola di 600 adulti, giungendo alla conclusione che l’autunno è il periodo in cui si mangia maggiormente, assumendo circa 90 calorie in più al giorno rispetto alla primavera (soprattutto nel mese di novembre), tutte calorie apportate da alimenti dolci e grassi. Infatti per tamponare la fame nella stragrande maggioranza dei casi la scelta ricade sui cosiddetti comfort food, cibi a cui si risulta meno inclini a resistere,come gli snack salati o dolci (patatine in busta, biscotti, merendine ecc.), alimenti che hanno un basso indice di sazietà ma allo stesso tempo forniscono tante calorie, zuccheri e grassi dannosi per la linea e la salute.
Ma da cosa dipende l’aumento della fame (e di conseguenza quello del peso corporeo) in questo periodo? Da una serie di fattori.
La prima spiegazione si trova nello squilibrio del nostro orologio biologico: all’aumentare delle ore di buio, aumenta infatti anche l’appetito.
Non solo: il desiderio di mangiare di più è legato soprattutto ai neurotrasmettitori, che regolano varie funzioni dell’organismo come tono dell’umore, ritmo sonno-veglia, appetito e sazietà. Con l’arrivo delle giornate più corte calano serotonina, dopamina ed endorfine, il cui ruolo è modulare le sensazioni di benessere e serenità. La riduzione dei neurotrasmettitori in circolo provoca un calo del tono dell’umore, qualche disturbo del sonno e una leggera forma di depressione, che gli esperti definiscono “disturbo affettivo stagionale” e che istintivamente tutti noi cerchiamo di contrastare ricorrendo alla sensazione di benessere data dal cibo.
Non sottovalutiamo, poi, il ruolo del freddo: le basse temperature ambientali obbligano il nostro organismo ad un maggior dispendio energetico per garantire la temperatura corporea costante. Ecco allora che si va alla ricerca di cibi compensativi, soprattutto dolci e grassi, che possono alzare il livello di serotonina ed endorfine: il cioccolato, il latte, i cereali sono tutti alimenti che apportano triptofano, un precursore di queste ultime.
Insomma, tra l’autunno e l’inverno si trascorrono più ore al chiuso in casa e meno all’aria aperta, si sta seduti alla scrivania, sui libri o davanti alla televisione, e così è più facile ingannare il tempo mangiucchiando piccoli “peccati di gola”, con l’inevitabile accumulo di tessuto adiposo.
Ma esiste un modo per contrastare questa tendenza a tavola? La dottoressa Dantes ci ha svelato la “ricetta”, ma ve la sveleremo nella seconda parte dell’articolo!