E tu, come cammini?
“E tu, come cammini?”: una domanda apparentemente strana, quella che la Sanitaria Villa Bianca pone in questi giorni; una domanda che ha a che fare con la nostra salute molto più di quanto si possa immaginare.
Ad un’attività semplice, istintiva, qual è l’appoggiare i piedi per terra e muovere un passo dopo l’altro, è infatti strettamente collegato il benessere della colonna vertebrale e, di riflesso, dell’intero apparato locomotore.
Insomma: un fastidioso mal di schiena, le gambe gonfie e doloranti, persino artrite ed osteoporosi insorte precocemente, possono essere tutte manifestazioni, più o meno dolorose, di un appoggio plantare sbagliato.
Per capirne di più abbiamo interpellato due esperti del mondo Villa Bianca: il dottor Gianfranco Cavallo, consulente ortopedico specializzato nel trattamento delle patologie del piede, e con il nostro tecnico esperto nella realizzazione di plantari su misura.
Da che cosa è causato un appoggio plantare sbagliato? E cosa comporta?
Un appoggio plantare scorretto può verificarsi a causa di patologie dell’avampiede, come l’alluce valgo o le dita a martello, ma anche per alterazioni dell’assetto del retropiede, come il piede valgo o varo: condizioni che possono osservarsi isolatamente, ma anche in associazione. La metatarsalgia è il sintomo caratteristico di alluce valgo e dita a martello e consiste in dolori che si localizzano plantarmente alla base delle dita; quando invece il calcagno devia all’esterno o all’interno, specie durante il cammino, si parla di piede valgo o varo. In questi casi il dolore si localizza a livello della caviglia o del dorso del piede, ma spesso l’alterazione si riflette negativamente anche sul ginocchio, sul bacino e a volte anche sulla colonna vertebrale lombare, causando dolori a tali livelli.
Come si corregge? Il plantare è l’unica soluzione percorribile?
La cura sarà inizialmente a tre livelli, tramite la terapia medica, quella farmacologica e l’adozione dei plantari. Realizzati in vari materiali e posizionati lì dove il piede poggia in maniera errata, i plantari riequilibrano il carico sui metatarsali in caso di metatarsalgia, oppure correggono le alterazioni dell’assetto del retropiede, traendo in questo modo un beneficio anche per le strutture sovrastanti il piede, cioè ginocchio, anca, colonna vertebrale. Qualora l’uso dei plantari non sortisca l’effetto sperato, sarà necessario ricorrere alla chirurgia correttiva.
Ogni quanto tempo va rivisto ed eventualmente sostituito il plantare?
Un plantare su misura ha una durata media di un anno. È consigliabile tornare in laboratorio entro i primi 6 mesi dal giorno del ritiro, per valutare l’efficacia terapeutica del plantare ed apportare eventuali modifiche che possano favorirne l’utilizzo.
Ad incidere sulla durata media del prodotto è anche la sua corretta manutenzione, per limitare l’effetto negativo di fattori come la sudorazione. Al fine di ottimizzare la durata del plantare è consigliabile infatti procedere regolarmente con tutte le azioni di manutenzione e igienizzazione. La sanificazione della superficie del plantare con panno umido e sapone neutro, seguita da una corretta asciugatura in maniera naturale, lontano da fonti di calore, preservano la durata dell’ortesi.