23 Dicembre 2019

Alluce valgo: come fronteggiare la patologia?

Spesso molto doloroso, oltre che antiestetico, l’alluce valgo è una delle patologie del piede più diffuse, soprattutto tra le donne: secondo la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, in Italia circa il 40% della popolazione femminile ne soffre, con un rapporto di 10:1 rispetto agli uomini, mediamente più fortunati.

Non è dunque un caso se l’intervento di correzione dell’alluce valgo è una delle prestazioni più richieste all’interno di “Villa Bianca”, dove si opera sia con tecnica chirurgica tradizionale (eseguita dai dottori Gianfranco Cavallo e Donato Vittore), sia con tecnica percutanea (PBS, Percutaneous Bianchi System, messa a punto dal dottor Andrea Bianchi, che con il collega Lorenzo Fonzone opera all’interno della Casa di Cura).

Con Gianfranco Cavallo e Lorenzo Fonzone abbiamo provato a fare chiarezza su alcuni punti essenziali per fugare dubbi e, molto spesso, paure da parte dei Pazienti.

 

In attesa di un intervento chirurgico, quali sono le abitudini e i comportamenti più adatti per limitare il dolore all’alluce valgo? È opportuno prendere dei farmaci?

L’alluce valgo è “chirurgico” cioè da operare, quando diventa “sintomatico” cioè doloroso. Il dolore può essere localizzato in corrispondenza dell’articolazione dell’alluce sia a riposo, sia soprattutto durante la deambulazione, oppure si localizza plantarmente a livello del 2° o 3° dito. In tal caso si parla di metatarsalgia “ di trasferimento” perché l’alluce deviato ‘scarica’ il proprio lavoro durante la deambulazione sul 2° e 3° dito in corrispondenza dei quali, plantarmente, si forma il classico ‘durone’. Anche la cosiddetta ‘cipolla’ cioè quella sporgenza ossea laterale diventa dolorosa perché sfrega contro la calzatura. Se il Paziente non accetta l’intervento chirurgico, in assoluto o temporaneamente, può contenere i dolori usando plantari che abbiano una correzione specifica per il 2°-3° dito: oltre a ridurre il dolore, questi “ammorbidiscono” il piede, eliminando eventuali contratture. Gli antidolorifici, invece, di solito hanno scarsa efficacia, e causano un maggior sanguinamento in fase di intervento. Solo l’intervento chirurgico può risolvere la sintomatologia dolorosa.

 

Quali calzature sono più adatte prima dell’intervento?

È consigliabile usare scarpe a pianta larga, morbide e con tacco minimo, o scarpe da running: calzature con una spessa suola in gomma che separi i metatarsi e l’avampiede dal terreno. Purtroppo di solito anche questi accorgimenti sono inefficaci: i Pazienti ci riferiscono di aver provato numerose calzature, senza mai trovare quella giusta.

 

Non sempre l’alluce valgo è chirurgico: come si fa a capire quando è il caso di prendere in considerazione l’intervento?

Come detto, l’alluce valgo è chirurgico solo quando diventa doloroso: non dev’essere necessariamente un dolore straordinario, ma continuo, anche quando si indossano calzature comode come le scarpe da ginnastica. Non è infrequente visitare Pazienti per altro motivo e riscontrare anche deviazione delle dita dei piedi che non causano alcun disagio. È sconsigliabile eseguire un intervento chirurgico per sole motivazioni “estetiche”: pur comprendendo le esigenze della persona, è dovere del Medico informare la stessa sull’intervento, il decorso post-operatorio, le possibili complicanze; anche la stessa cicatrice, per quanto minima, potrebbe subire una evoluzione sfavorevole in senso estetico. Su questo aspetto la comunità scientifica è unanime.

 

Nel postoperatorio, dopo quanto tempo si possono riprendere le attività consuete (camminare, guidare, fare sport)?

Il periodo che segue un intervento con la tecnica chirurgica tradizionale comprende un mese circa in cui si può camminare da subito, con l’uso di una apposita scarpa che consente il carico sul piede operato senza che ciò costituisca un pericolo. Tuttavia è consigliabile concedersi il necessario riposo, specie nei primissimi giorni dopo l’intervento; l’uso della quella scarpa post-operatoria non permette la guida, per motivi di sicurezza stradale. Nel mese successivo, con l’adozione di calzature normali, si possono gradualmente riprende le normali attività.

Anche l’intervento eseguito con tecnica percutanea consente di riprendere immediatamente a camminare; circa venti giorni dopo, si potrà indossare la scarpa da ginnastica, della propria misura: questo permetterà di camminare meglio, e di conseguenza il piede non si gonfierà. Per riprendere l’attività sportiva invece occorre che le fratture si consolidino, quindi di solito le attività consuete si riprendono nel giro di due mesi circa.

 

Dopo l’intervento, una donna deve dire addio alle scarpe con il tacco: è vero?

L’uso di scarpe specie se con tacco alto e a punta stretta è universalmente considerato come causa di possibile insorgenza di varie patologie del piede. Tuttavia la scarpa con tacco costituisce normale componente dell’abbigliamento della donna: in commercio esistono scarpe comode e con tacco “ragionevole” che possono essere usate nella quotidianità, in molti casi ance dopo un intervento di correzione dell’alluce valgo.

 

Il rischio che la patologia si ripresenti è sempre da prendere in considerazione o ci sono casi particolari in cui la recidiva è più probabile?

Le tecniche chirurgiche attuali hanno minimizzato il rischio di recidiva, la quale resta però la complicazione più frequente nei casi di alluce valgo cosiddetto “idiopatico”, nel quale esiste cioè una predisposizione genetica. In presenza di fattori ereditari, operare prematuramente per questioni estetiche è controproducente: la correzione non potrà reggere nel tempo. Bisogna necessariamente aspettare la piena “maturazione” della deformazione: come detto sopra, se il dolore si avverte anche indossando le scarpe da ginnastica, il piede è maturo ed è da operare.

In una minore percentuale di casi, l’alluce valgo è la conseguenza di altre alterazioni del piede, sia avampiede sia retro piede: in tali casi va curata anche tale alterazione, proprio per evitare la recidiva.